La dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, spesso abbreviata in DiCo, è il documento con cui l’impresa installatrice certifica che l’impianto è stato realizzato a regola d’arte e in conformità alle norme vigenti al momento dei lavori. È prevista dal D.M. 37/08, che ha sostituito la vecchia legge 46/90, ed è obbligatoria per tutti gli impianti elettrici nuovi o modificati in modo sostanziale.
In pratica è la “carta d’identità” dell’impianto: contiene i dati dell’installatore, del committente, dell’immobile, la descrizione dell’intervento, gli schemi, l’elenco dei materiali principali, le verifiche eseguite. Serve per dimostrare che l’impianto è stato fatto da un’impresa abilitata e non “alla buona”, ed è fondamentale in molti momenti della vita dell’immobile: compravendita, locazione, pratiche edilizie, rapporti con l’assicurazione dopo un sinistro. Quando questa dichiarazione manca, la sensazione è di trovarsi con qualcosa di irregolare o “fuori legge”. In realtà la situazione va letta con calma, distinguendo impianti vecchi da impianti più recenti, verificando se esistono documenti alternativi e valutando che cosa chiedono davvero la normativa e gli attori coinvolti, dal notaio all’assicuratore.
Indice
- 1 Perché può mancare e quando è “normale” che non ci sia
- 2 Verificare se davvero non esiste: ricerche e controlli preliminari
- 3 Cosa dice la normativa e quali sono gli obblighi concreti
- 4 La dichiarazione di rispondenza (DIRI): che cos’è e quando si può usare
- 5 Cosa fare in pratica se stai comprando una casa senza dichiarazione di conformità
- 6 Cosa fare se sei già proprietario e scopri che la conformità manca
- 7 Impatto su affitto, assicurazioni e lavori futuri
- 8 Errori da evitare e consigli finali
Perché può mancare e quando è “normale” che non ci sia
Bisogna intanto capire se l’impianto è relativamente recente o piuttosto datato. Per gli impianti realizzati molti anni fa non era previsto lo stesso tipo di documentazione oggi obbligatoria. Se la casa è vecchia e non ha subito rifacimenti significativi negli ultimi decenni, è molto probabile che non esista una dichiarazione di conformità in senso stretto, semplicemente perché all’epoca non era prevista.
Anche per impianti più recenti può accadere che il documento non si trovi più. Spesso si perde tra i vecchi incartamenti, rimane dal precedente proprietario, si confonde con altri documenti tecnici o addirittura non è mai stato consegnato correttamente dall’installatore. Ci sono poi casi in cui sono stati fatti lavori parziali, magari da persone non abilitate o in economia, senza alcuna formalizzazione.
La mancanza della DiCo, quindi, non significa automaticamente che l’impianto sia pericoloso o fuorilegge. Significa però che manca la prova formale che qualcuno abilitato abbia progettato ed eseguito i lavori secondo le norme. E questo, dal punto di vista giuridico e assicurativo, ha un peso.
Verificare se davvero non esiste: ricerche e controlli preliminari
Prima di dare per scontato che la dichiarazione non ci sia, vale la pena fare qualche verifica. Se l’immobile ha cambiato proprietario, puoi chiedere al venditore o ai suoi eredi se hanno vecchie cartelle con la documentazione tecnica. Spesso i documenti di conformità stanno insieme alla pratica del contatore, alla relazione energetica o alle carte del costruttore, soprattutto nei condomìni relativamente nuovi.
Se conosci il nome dell’impresa che ha eseguito il rifacimento dell’impianto, puoi provare a contattarla. Molte imprese conservano archivi di dichiarazioni e progetti per anni, e non è raro che riescano a fornire una copia della DiCo anche a distanza di tempo. Se l’impresa è cessata o non si riesce a risalire a chi ha fatto l’impianto, questa strada si chiude.
Nei condomìni può esserci un amministratore che conserva documenti relativi alle parti comuni, compresi eventuali impianti elettrici condominiali. Va però tenuto distinto l’impianto delle parti comuni da quello interno al singolo appartamento: per quest’ultimo la documentazione è di competenza del proprietario dell’unità.
Se dopo queste ricerche non emerge nulla, si può passare al passo successivo, cioè capire come “sostituire” la dichiarazione mancante, almeno per gli scopi pratici più comuni.
Cosa dice la normativa e quali sono gli obblighi concreti
Il D.M. 37/08 stabilisce che gli impianti devono essere realizzati da imprese abilitate e che al termine dei lavori l’impresa deve rilasciare la dichiarazione di conformità. Per gli impianti esistenti, soprattutto se vecchi, la norma non impone al proprietario l’obbligo di “aggiornare” l’impianto alle norme più recenti, ma chiede che sia mantenuto in condizioni di sicurezza.
Questo significa che un impianto vecchio, sebbene non adeguato agli ultimissimi standard, non è di per sé fuorilegge solo perché non ha la DiCo. Diventa un problema se si dimostra insicuro, privo di protezioni essenziali o in condizioni tali da mettere a rischio le persone e le cose.
In caso di lavori importanti, ristrutturazioni o ampliamenti, scatta invece l’obbligo di adeguare l’impianto alle norme vigenti per la parte interessata e, in certi casi, per l’intero impianto. In quelle occasioni l’impresa che interviene deve rilasciare dichiarazione di conformità almeno per la porzione di impianto su cui ha lavorato.
Per compravendite e locazioni, la legge non impone necessariamente che l’immobile abbia un impianto “nuovo”, ma richiede che sia idoneo all’uso e sicuro. Spesso viene inserita in atto una clausola con cui l’acquirente dichiara di essere a conoscenza dello stato degli impianti. Ciò non toglie che, in caso di mancanza di documentazione e di impianto datato, sia prudente far eseguire verifiche da un tecnico.
La dichiarazione di rispondenza (DIRI): che cos’è e quando si può usare
Per impianti realizzati dopo l’entrata in vigore della legge 46/90, ma privi di dichiarazione di conformità, il D.M. 37/08 ha introdotto lo strumento della dichiarazione di rispondenza, spesso chiamata DIRI. È un documento che non può essere emesso dall’impresa che ha eseguito i lavori, ma da un professionista abilitato, come un ingegnere o un perito iscritto all’albo, oppure dal responsabile tecnico di un’impresa abilitata, con almeno determinati anni di esperienza nel settore.
La dichiarazione di rispondenza viene redatta dopo un sopralluogo accurato, con verifiche visive e strumentali. Il tecnico esamina il quadro elettrico, la presenza e l’efficienza delle protezioni differenziali e magnetotermiche, lo stato dei conduttori, l’impianto di terra, la suddivisione dei circuiti. Se ritiene che l’impianto sia conforme alle norme dell’epoca in cui è stato realizzato e comunque sicuro, rilascia la DIRI.
La dichiarazione di rispondenza, quindi, è una sorta di “conformità tardiva”, che sostituisce la DiCo mancante per impianti esistenti. Non è un semplice pezzo di carta: comporta responsabilità per il professionista che la firma. Per questo non si limita a guardare “se si accendono le luci”, ma si basa su prove e controlli.
Cosa fare in pratica se stai comprando una casa senza dichiarazione di conformità
Se stai acquistando un immobile e ti accorgi che manca la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, la prima cosa da fare è non farti prendere dal panico, ma considerare il dato come un elemento di valutazione.
È importante chiarire questo aspetto già nelle fasi di trattativa. Puoi chiedere al venditore se è disponibile a fornire una dichiarazione di rispondenza a sue spese, affidandosi a un tecnico abilitato prima del rogito. In questo modo, al momento dell’acquisto, avrai in mano un documento che attesta la sicurezza dell’impianto, oppure, se emergono carenze, un quadro chiaro dei lavori da fare.
Se il venditore non intende farsi carico di questa regolarizzazione, puoi farti seguire da un tuo elettricista o tecnico di fiducia che effettui almeno un sopralluogo con verifica minima: presenza di differenziali, stato del quadro, eventuali situazioni palesemente pericolose. Le eventuali criticità possono diventare elementi di trattativa sul prezzo o sulla previsione di lavori futuri.
Nel rogito notarile è frequente trovare clausole che dichiarano lo stato dell’impianto, ad esempio che non è a norma delle ultime disposizioni oppure che l’acquirente se ne assume l’onere di eventuale adeguamento. È importante leggere bene questi passaggi e non considerarli semplici formule: definiscono i rapporti tra le parti e l’ambito delle responsabilità.
Cosa fare se sei già proprietario e scopri che la conformità manca
Se sei proprietario da tempo e ti rendi conto solo ora che non hai la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, la scelta dipende da vari fattori. Se l’impianto è molto vecchio, presenta problemi evidenti o ti dà spesso segnali di sofferenza, come scatti frequenti, prese surriscaldate, cavi datati, la risposta migliore è pensare a un adeguamento o rifacimento, almeno delle parti più critiche. In quel contesto, l’impresa che rifarà il quadro o una porzione significativa dell’impianto rilascerà la sua dichiarazione di conformità per il lavoro svolto.
Se l’impianto è stato rifatto in anni relativamente recenti ma non hai documenti, può essere sensato richiedere una dichiarazione di rispondenza a un tecnico abilitato. È un investimento che, oltre alla sicurezza, ti dà un titolo documentale spendibile in futuro, sia in caso di vendita, sia nei rapporti con eventuali assicurazioni.
In assenza di interventi immediati, è comunque raccomandabile far verificare almeno gli elementi di base: il funzionamento del differenziale, l’esistenza di un impianto di terra efficiente, la corretta sezione dei cavi nei circuiti più sollecitati, la presenza di protezioni adeguate per elettrodomestici importanti. Non avere la DiCo non vieta l’uso dell’impianto, ma ignorare eventuali pericoli è sempre una scelta rischiosa.
Impatto su affitto, assicurazioni e lavori futuri
La mancanza di dichiarazione di conformità può avere effetti indiretti su altre situazioni della vita dell’immobile. Se intendi affittare la casa, hai l’obbligo generale di consegnare un bene idoneo all’uso pattuito e sicuro. In caso di incidente legato all’impianto, l’assenza di documentazione e, soprattutto, la prova di una manutenzione negligente potrebbero aggravare la tua posizione. La dichiarazione di rispondenza o una DiCo per lavori recenti sono strumenti che, insieme a una corretta gestione, contribuiscono a dimostrare la diligenza del proprietario.
Per le assicurazioni casa, la situazione varia molto da compagnia a compagnia. Alcune polizze prevedono condizioni specifiche sugli impianti: la compagnia può chiedere che siano a norma o che esista documentazione che ne attesti la regolarità. In fase di proposta o sinistro, l’assenza di DiCo o DIRI può diventare elemento di contestazione. Non significa automaticamente che l’assicurazione non pagherà, ma può complicare la gestione della pratica.
Quando decidi di eseguire lavori edilizi, soprattutto ristrutturazioni importanti, l’impianto elettrico entra quasi sempre nel discorso. In quei casi il tecnico che segue la pratica edilizia potrebbe suggerirti un adeguamento e, di conseguenza, ti ritroverai comunque a dover affrontare la questione conformità. Pensarci prima, in modo programmato e non emergenziale, consente spesso di distribuire meglio i costi e di fare scelte più ragionate.
Errori da evitare e consigli finali
Uno degli errori più grandi è pensare che, se manca la dichiarazione di conformità, la soluzione sia “farsi firmare qualcosa” da chiunque, a prescindere dalla reale situazione dell’impianto. Una carta firmata senza controlli non solo non ha valore, ma può essere un problema serio per chi la sottoscrive e per te se in futuro emerge la sua inconsistenza.
Un altro errore è confondere conformità con modernità. Un impianto sicuro non è necessariamente un impianto iper-moderno con domotica e prese ai massimi standard. È un impianto che, in relazione all’epoca in cui è stato realizzato, rispetta i canoni di sicurezza e non presenta condizioni pericolose.
La strada più prudente, quando manca la dichiarazione di conformità, è sempre quella di affiancare alla situazione documentale una valutazione tecnica reale. Un sopralluogo di un elettricista qualificato o di un progettista ti permette di capire se ci sono problemi immediati da risolvere, quali interventi programmare e se è opportuno formalizzare il tutto con una dichiarazione di rispondenza.