Risulta essere possibile ‘toccare il cielo con un dito’, scegliere di non usare la macchina, dimenticarsi del cellulare: a Chamois, in Valtournenche, uno dei comuni più alti d’Italia, a quota 1896 m. Un `lusso’ alla portata di tutti, che implica però qualche rinuncia e la disponibilità ad adattarsi. Per raggiungerla bisogna prendere la funivia o camminare a piedi per circa due ore lungo una mulattiera con ben 93 curve. Fra antiche baite e accoglienti rifugi in pietra e legno, in un’atmosfera assolutamente incantata e come solo in montagna è possibile, si è accolti dal primordiale silenzio della natura. In inverno, con il monte Cervino che sovrasta le piste, si può sciare in uno degli scenari alpini più suggestivi, oppure praticare lo snowboard e lo ski arc. In estate, muniti di scarponcini e zainetto, si possono percorrere i tanti sentieri alberati che circondano lo splendido terrazzo naturale su cui, fin dal medioevo, sorge la deliziosa Chamois.
Gli itinerari
In Valtournenche, lungo la SS406 per 15 km circa da Chàtillon ad Antey-Saint-André e a La Magdeleine. Poi a Chamois da Buisson, in funivia o a piedi. Quindi una serie di escursioni in quota, su sentieri di montagna e sterrati. Dalle passeggiate `facili’, della durata di un paio d’ore al massimo, come quella al suggestivo lago di Lod (ci si arriva anche in seggiovia), o in mountain bike lungo la strada pianeggiante che da Chamois torna a La Magdeleine, o nei dintorni di Cheneil, fino a percorsi più impegnativi, come la ‘Grande balconata del Cervino’, da cui si di gode di un panorama unico sulla ‘montagna più bella del mondo’.
In Valtournenche
La Valtournenche, che si sviluppa tra Chàtillon e il Cervino, in epoca medievale veniva chiamata Vallis Tornenchia, dal paesino di Torgnon grosso modo al centro del territorio. Da sempre trafficata per gli scambi commerciali, la valle era battuta soprattutto dalle popolazioni walser. Oggi è meta particolarmente frequentata dagli amanti degli sport invernali, che qui trovano un comprensorio sciistico molto ampio, con splendidi panorami e ottima accoglienza.
Percorrendo la statale 406 da Chàtillon, dopo aver superato una galleria e di seguito una rotonda, ci si trova di fronte a un fossato roccioso di 30 km che corre lungo il torrente Marmore, delimitato da due poderosi contrafforti. A ovest sono la Becca di Luseney, la Becca d’Aver e la catena della Dent d’Hérens, che separa la Valtournenche dalla Valpelline e arriva fino alla valle di Saint-Barthélemy. A est del corso d’acqua si trova invece il colle Superiore delle cime Bianche con il Grand Tournalin e lo Zerbion a nord di Saint-Vincent.
Di CHATILLON, punto di partenza del percorso all’innesto della valle, si ammira il castello di Ussel, arroccato oltre la Dora Baltea. Fu edificato nel xiv secolo da Ebalo II di Challant ed è un raro esempio di architettura difensiva monoblocco, su cui spiccano le merlature e raffinate bifore con decorazioni floreali. Oggi è di proprietà della Regione e viene utilizzato per convegni e manifestazioni culturali. Lasciando la cittadina di Chàtillon, in pochi chilometri si giunge ad ANTEY-SAINT-ANDRÉ, delizioso paesino a spiccata vocazione turistica; accovacciato fra le montagne, si situa al centro di alcuni invitanti percorsi naturalistici. Fra gli altri si segnalano quelli del
Parco avventura La Borna dou Djouas, che vuol dire il `buco del gufo’, adatti a grandi e piccini. Da questa località è già possibile scorgere l’enorme mole del monte Cervino (4478 m), la sua caratteristica forma a piramide con pianta quadrata e i versanti l’uno diverso dall’altro. Proseguendo per la statale, una deviazione sulla destra conduce a La Magdeleine. A 1644 m di altitudine, il piccolo comune sparso ha conservato l’antico impianto e le caratteristiche case di montagna.
I mulini ad alta quota
Nelle diverse frazioni di LA MAGDELEINE sopravvivono ancora otto mulini in ottimo stato di conservazione, alcuni dei quali funzionanti. Edificati lungo il locale corso d’acqua per sfruttarne la portata nell’attività di macinazione dei cereali, offrono uno spaccato di vita montana tradizionale e aiutano a capire il valore che aveva per le comunità locali la produzione del pane, quale elemento base dell’alimentazione. In alcuni borghi addirittura panificava solo a Natale e il prodotto durava un anno intero. Non lontano da La Magdeleine, è dedicato al tema della nutrizione ad alta quota anche il Museo dell’Alimentazione, ospitato nella Maison Bruil di INTROD, mirabile esempio di architettura rurale del Gran Paradiso. Ritornati sulla statale si prosegue verso Buisson, da dove si prende la funivia per Chamois.
Architettura rurale a Chamois e dintorni
Antesignani fin dal 1955 della ‘mobilità dolce’, con un referendum gli abitanti di CHAMOIS tra la costruzione della strada e la funivia scelsero quest’ultima. Il minuscolo comune sparso, abitato da meno di cento persone, affonda le proprie radici nel Basso Medioevo e ha, come la maggior parte dei villaggi in quota della Valle d’Aosta, origini rurali. È probabile infatti che intorno all’anno Mille alcuni coloni abbiano deciso di stabilirvisi permanentemente e di non limitarsi a sfruttare la zona solo per la transumanza stagionale, come di norma avveniva per i luoghi ad alta quota a causa delle condizioni climatiche non favorevoli. Si formarono in questo modo delle piccole comunità agricole quasi completamente autosufficienti, che avevano bisogno di comunicare fra loro e con il resto del territorio per procurarsi il preziosissimo sale, il vino, gli utensili in metallo e il tabacco da fumare nei lunghi e rigidi inverni. Citata in un paio di testamenti risalenti al xiv secolo e ai primi del xv, Chamois rappresentava una vera e propria enclave dipendente dalla signoria di Chàtillon, mentre il resto della valle apparteneva ai signori di Cly, dove sono ancora visibili i ruderi del castello. Nel 1691 Chamois fu teatro di una rocambolesca fuga: quella della baronessa Vittoria Solaro della Moretta che, a causa dell’invasione dell’esercito francese, dal castello di Chàtillon venne a rifugiarsi in questi luoghi sotto la protezione dei suoi fedeli sudditi; purtroppo, venne trovata e ricondotta a Chàtillon dove fu poi tenuta prigioniera.
I segni del passato si possono tuttora leggere nelle varie frazioni di Chamois che hanno tutte conservato l’impianto urbanistico originario, fatto di poche case raggruppate, così da sfruttare al massimo le aree coltivabili ‘strappate’ con tenacia alla montagna. Ogni villaggio conserva preziosi esempi della tradizionale architettura rurale: il rù, il canale per convogliare l’acqua d’irrigazione, e il rascard, la tipica baita in legno di tradizione franco-provenzale. Le dimensioni di queste caratteristiche costruzioni sono variabili: originariamente di dimensioni ridotte, sono andate ingrandendosi nel corso degli anni. Comunemente sono edifici a due piani; al piano terra, in pietra, si trovava in origine la stalla, l’abitazione e una piccola cantina interrata, dove venivano conservate le rastrelliere in legno per il pane, i salumi e la carne essiccata; il secondo piano, in legno di larice, fungeva da deposito per i cereali. Il tetto, in lastre di pietra, è sorretto da spesse travi in legno. I due piani non poggiano l’uno sull’altro ma sono uniti da elementi in legno e pietra, così da creare uno spazio vuoto e da conferire all’intera costruzione la particolare forma di fungo. Ciascuna frazione di Chamois ha poi la propria fontana con abbeveratoio, i forni a legna e la chiesa. Tra queste, una delle più antiche è
quella barocca dedicata a S. Pantaleone 4, che sorge a Corgnolaz, sede municipale di Chamois, vicino all’arrivo della funivia da Buisson. Oltre all’altare e a un calice del ‘600, all’interno è conservata una croce astile del xv secolo. Un’altra testimonianza del passato è il mulino di Crépin con la cappella della Trasfigurazione (di proprietà privata e non visitabile all’interno).
Sulle piste del comprensorio
Luogo ideale per rilassarsi e fare sport durante tutto l’anno, in inverno nel comprensorio di Chamois si può sciare lungo 15 km di piste tra i 1800 e i 2500 m di altitudine; gli impianti di risalita, ristrutturati di recente, sono quattro e sempre in perfette condizioni grazie anche ai sistemi di innevamento artificiale.
Per gli appassionati dello sci di alpinismo, ma anche per chi semplicemente ama passeggiare sulla neve anche con le ciaspole, è consigliabile la salita al Col di Nana, mentre quella alla BECCA TRECARÈ È RISERVATA Al PIÙ ESPERTI. Per giungervi da Chamois si prende la strada sterrata in direzione.
della borgata Foresus, dove si imbocca il sentiero per il Col di Nana; a quota 2620 m, si svolta a destra lungo il sentiero che proviene da Cheneil.
Dal COL DI NANA (2775 m) il panorama è davvero notevole, incorniciato dalle cime del monte Rosa. Da qui, girando a sinistra, si può proseguire fino alla cima della BECCA TRECARÈ e ammirare le montagne più alte della regione. Ritornando verso Col di Nana, si può imboccare il sentiero che porta a Cheneil.
Dal lago di Lod a Cheneil
A piedi o in mountain bike, da maggio a settembre è il periodo ideale per salire al LAGO DI LOD (2025 m), che si raggiunge da Chamois (senza dimenticare di riempire prima la borraccia alla fontana) con un sentiero adatto a tutti; gli unici tratti difficili sono forse quelli in uscita dal centro abitato, data la notevole pendenza (alla quale si può ovviare scendendo dalla bicicletta e proseguendo a piedi). Il resto dell’escursione, che dura in tutto circa un’ora e mezza, si effettua su una strada sterrata che a volte si impenna ma che si allarga progressivamente fino a raggiungere l’incantevole specchio d’acqua.
Un’area attrezzata con panche e tavoli, un piccolo bar e un hotel consentono di fare una sosta rilassante prima di ripartire e percorrere a ritroso l’itinerario. In alternativa, ci si può accomodare sulla seggiovia che porta direttamente a Chamois.
Altra interessante passeggiata è quella della Grande balconata del Cervino, percorso che dal lago di Lod arriva a CHENEIL e rientra a Chamois passando per i villaggi di Pronnindo, Servaz e Pessey. È però un’escursione che richiede un’intera giornata, non è adatta ai principianti e impone di essere ben equipaggiati.
Si può invece compiere senza particolari difficoltà, anche in sella alla mountain bike, il sentiero sterrato da Chamois al comune di La Magdeleine, stimando un tempo di percorrenza di un’ora circa. In inverno, con la strada innevata, vi si può praticare lo sci di fondo.
https://www.youtube.com/watch?v=0slR_7io_hs